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Dal 1991 a Storo in Valle del Chiese

Il sole sta tramontando dietro le montagne che incorniciano ad ovest la piana di Storo, giovedì 27 giugno del 1991, quando arrivano alla spicciolata nella biblioteca comunale storese trentasei soci, come si dice nel linguaggio della burocrazia, compaiono davanti al notaio Luigi Maria d’Argenio, per dar vita alla Cooperativa agricola Agri 90.

“L’oro rosso di Storo”

Si tratta di una base composita, fatta da sei operai, cinque pensionati, cinque fra imprenditrici ed imprenditori agricoli, quattro contadini, ma nella quale non mancano figure come quelle del boscaiolo e del muratore, dell’impiegato e del postino, dell’autotrasportatore e dell’artigiano, dell’imprenditore e della casalinga, del bidello e dell’insegnante, a testimoniare, semmai ve ne fosse bisogno, che l’agricoltura nella Valle delle Chiese è si un settore economico che interessa la massa, ma in realtà, a causa dell’estrema parcellizzazione delle proprietà terriere, costituisce soprattutto una forma di integrazione di reddito. Come dire? Sull’onda di una tradizione antica, molti coltivano il loro campetto nel tempo lasciato libero dalle professioni.

Cosa si propone Agri 90? È assai istruttivo leggere il punto due dell’atto costitutivo (che corrisponde allo statuto) con gli scopi della società, perché, ad un bilancio dopo quindici anni di esistenza, si scopre che alle intenzioni, anche ambiziose, è corrisposta una pratica puntuale.

 

“La società, senza finalità speculative, si propone di far partecipare i propri soci ai benefici della mutualità, col promuovere nel loro interesse il sostenimento, la valorizzazione e l’incremento della produzione agricola, mediante l’attività di produzione, raccolta, lavorazione, trasformazione, commercializzazione dei prodotti agricoli dei propri associati.”